Un temporale imprevisto, una pozzanghera fin sopra le caviglie, gli scarponi che gocciolano sul tappetino dell’ingresso. La mano va in automatico: termosifone acceso, ripiano libero, via. Eppure quell’istinto “salvavita” è il peggior nemico dei tuoi scarponi. L’aria calda promette velocità. In realtà prepara crepe, scollature, deformazioni invisibili. Una scorciatoia che costa cara.
Appoggi gli scarponi bagnati vicino al termosifone che vibra piano, come una vecchia stufa di provincia. Vapore sottile, cuoio che cambia tono, la suola lascia un alone scuro sul parquet. Ti scaldi le dita, “domani saranno asciutti”, ti dici. Il mattino dopo il cuoio è rigido, la tomaia ha perso elasticità, la cucitura interna sembra tirare. Uno scricchiolio quando infili il piede. Qualcosa non torna, ma hai fretta. E ti prometti che la prossima volta starai più attento. Una promessa fragile.
Perché il termosifone distrugge gli scarponi
Il calore diretto asciuga troppo in fretta, come una lampada puntata su un fiore. L’acqua scappa via, le fibre del cuoio si contraggono, i materiali sintetici perdono equilibrio. Il calore diretto spacca il cuoio. Non lo vedi subito, lo senti: rigidità, microcrepe, cuciture che tirano. Anche la colla che tiene insieme suola e tomaia soffre: si ammorbidisce, poi non torna più com’era. L’effetto? Un paio di scarponi che da compagni di sentiero diventano un rischio.
Una sera di novembre, un escursionista rientra dal bosco con gli scarponi zuppi. Li piazza sul termosifone, la stanza profuma di umido e foglie. Il giorno dopo fa due passi e la suola anteriore si solleva leggermente, come una linguetta. Torna indietro, confuso. Il calzolaio del quartiere lo guarda senza sorpresa: “Ne vedo ogni settimana, specialmente dopo le piogge”. L’acqua è entrata, poi il calore ha rotto la tregua. Una storia piccola che si ripete in mille case.
Fisica spicciola: l’evaporazione rapida trascina i grassi naturali fuori dal cuoio, lasciandolo secco e fragile. Le schiume dell’intersuola (EVA o simili) soffrono gli sbalzi, il battistrada si incurva. Non è un’abitudine innocua. Nei modelli con membrane tecniche, lo stress termico può alterare i laminati, riducendo la traspirabilità. Le colle si ammorbidiscono e cedono. La forma si deforma: puntali e contrafforti, spesso termoplastici, reagiscono al calore perdendo simmetria. E un piccolo difetto, sulla strada, diventa fastidio vero.
Asciugarli bene senza rovinarli
La via giusta è lenta e concreta. Togli i lacci e le solette, tampona il grosso con un asciugamano. Riempili con carta di giornale (senza patinati), cambiala dopo le prime due ore. Appoggiali su un lato, in un luogo ventilato, a un paio di metri da una fonte di calore. Un ventilatore al minimo accelera l’aria, senza colpi di calore. Se hai un asciugascarpe a bassa temperatura, usalo sotto i 40 °C. Silica gel o riso in sacchetti di cotone fanno da spugna discreta. È un rito semplice che salva la forma.
Evita il camino, il phon, il forno. Anche il termosifone “tiepido” fa danni se gli scarponi toccano il metallo. Dopo l’asciugatura, nutri il cuoio con un balsamo leggero e ripristina l’idrorepellenza con uno spray adatto al materiale. Non dimenticare le solette: vanno asciugate a parte. Diciamolo: nessuno lo fa davvero ogni giorno. Ma quando piove a secchiate, questo piccolo tempo è la differenza tra un paio che dura anni e uno che cede a marzo.
Un vecchio calzolaio a Torino lo dice piano: La forma si deforma.
“Il calore diretto sembra aiutare, in realtà cuoce lo scarpone dall’interno. Basta una notte sbagliata per accorciare la sua vita di mesi.”
Ecco una mini-checklist, da tenere vicino all’ingresso:
- Lacci e solette fuori, carta di giornale dentro.
- Lontano da fonti di calore diretto, vicino a un flusso d’aria.
- Nutrire il cuoio dopo, rinnovare l’idrorepellenza.
Pensare lungo: comfort, odore e durata
Asciugare bene non è solo estetica, è salute del piede. L’umidità residua alimenta odori e batteri, rende la pelle più vulnerabile alle vesciche. Uno scarpone curato mantiene sostegno e flessibilità, ti stanca meno sul sentiero. Se hai preso tanta pioggia, valuta un giorno di riposo per le scarpe e alternale con un altro paio. C’è anche un fattore silenzioso: prendersi questi dieci minuti a casa cambia la tua esperienza là fuori.
| Punto chiave | Dettaglio | Interesse per il lettore |
|---|---|---|
| Niente termosifone | Il calore diretto irrigidisce il cuoio, indebolisce colle e membrane | Evitare crepe, scollature e perdita di impermeabilità |
| Metodo lento | Carta di giornale, ventilazione, asciugascarpe a bassa temperatura | Asciugatura efficace senza deformazioni |
| Post-cura | Balsamo per cuoio e spray idrorepellente mirato al materiale | Scarponi più comodi, duraturi e pronti alla prossima pioggia |
FAQ :
- Posso appoggiare gli scarponi su un termosifone tiepido?No: anche il contatto tiepido crea zone calde locali che seccano il cuoio e stressano le colle. Meglio distanza e aria in movimento.
- Quanto tempo serve per asciugarli bene?Dipende da materiali e bagnato: dalle 8 alle 24 ore. Cambia la carta dopo le prime 2 ore, poi la mattina successiva dovrebbero essere pronti.
- Come elimino l’odore dopo un acquazzone?Asciuga a fondo, poi usa bicarbonato in una bustina per una notte. Solette lavate a mano e asciugate a parte fanno la differenza.
- Il Gore-Tex si rovina con il calore?Le membrane laminate temono gli sbalzi e il calore diretto. Niente termosifoni, niente phon: asciugatura dolce e spray DWR specifico.
- Cosa faccio se devo rimetterli subito il giorno dopo?Togli solette, carta di giornale e un ventilatore al minimo per tutta la notte. Se puoi, alterna con un altro paio per dare respiro ai materiali.









