Smart working al freddo: chi paga il riscaldamento quando lavori da casa? Con l’inverno che stringe e le bollette che salgono, la domanda torna sul tavolo di aziende e lavoratori. La norma parla chiaro su alcune cose, su altre lascia spazio agli accordi. E in mezzo ci siamo noi, con il plaid sulle gambe e la timeline che non aspetta.
Portatile aperto, cuffie, caffè tiepido. Fuori è grigio, dentro il termostato s’inerpica piano verso i 20 gradi e tu ti chiedi: “Questo calore lo sto pagando per lavorare”. *La casa è ufficio e rifugio, nello stesso minuto.* Capita a tutti di sentire quel piccolo brivido di contabilità personale: quante ore di riscaldamento in più sto bruciando per tenere aperto un file? Arriva un ping su Slack, un meeting alle 9:30, il plaid scivola. Ed ecco la domanda che nessuno ama: chi dovrebbe pagare questa parte di vita spesa al caldo per poter lavorare?
Che cosa dice davvero la legge oggi
La cornice è il lavoro agile della Legge 81/2017: flessibilità di luogo e orario, sicurezza e strumenti adeguati, diritti invariati. **No, oggi la legge non obbliga il datore a pagarti il riscaldamento di casa.** L’azienda deve informarti sui rischi e fornirti gli strumenti quando concordato, ma i costi dell’abitazione restano, per default, personali. Il resto si costruisce con accordi, policy interne e contrattazione.
Prendiamo Giulia, 34 anni, Torino: tre giorni a settimana da casa tra novembre e febbraio. Ha misurato i consumi con un’app del termostato e ha stimato 18–25 euro al mese in più. La sua azienda riconosce 1,50 euro al giorno di indennità smart working: non è un rimborso “a consumo”, ma un gettone simbolico per utenze e postazione. Non tutte le realtà lo prevedono; alcune banche e multinazionali stanno tra 1 e 3 euro al giorno, molte PMI restano ferme a zero. La forbice è ampia, come spesso accade in Italia quando la legge dà un perimetro e lascia il resto alla prassi.
Perché non c’è un obbligo? Misurare quanta parte del calore è “per lavoro” è difficile, tra privacy domestica e variabili ambientali. E poi c’è il fisco: i rimborsi forfettari di solito sono tassati come reddito, mentre quelli “analitici” legati a consumi documentati possono avere un trattamento più favorevole, se davvero dimostrabili. Nel 2024 il legislatore ha confermato la possibilità di usare i fringe benefit per rimborsare anche utenze, entro soglie annue agevolate, diverse in base al profilo del lavoratore. **Si può prevedere un’indennità giornaliera in accordo individuale o aziendale.** Detto questo, ogni scelta va scritta nero su bianco.
Come muoversi tra rimborsi, accordi e buon senso
La mossa più concreta? Proporre un’indennità giornaliera semplice, collegata ai giorni effettivi di smart working. Un foglio condiviso con i giorni da casa, approvazione del manager e liquidazione mensile. Se in azienda c’è apertura, chiedi una formula mista: piccola quota fissa (utenze, manutenzione postazione) e quota variabile per giornate remote. Funziona perché non rovista in casa tua e riduce la burocrazia.
Errore tipico: voler dimostrare il centesimo. Misurare i kilowatt del termosifone dello studio ogni ora è un film con un finale noioso. Diciamoci la verità: nessuno lo fa davvero tutti i giorni. Meglio una base condivisa e realistica che un’analisi infinita. E se l’azienda nicchia, fai leva su produttività e benessere: una stanza confortevole abbatte errori e tempi morti. Parlare di performance spesso apre porte che il tema “bollette” chiude.
Serve anche la parola giusta. Un HR director ci ha confidato una linea guida che funziona.
“Non rimborsiamo una casa. Finanziano condizioni di lavoro sicure e produttive. Per questo offriamo un’indennità smart working, piccola ma certa, e supporto per sedie, monitor, luce.”
- Chiedi una policy scritta: giorni eleggibili, importi, tassazione, controlli.
- Domanda se l’indennità vale anche per straordinari serali in remoto.
- Verifica se esistono contributi una tantum per la postazione (sedia, lampada, tappetino isolante).
- Se sei in affitto con riscaldamento centralizzato, concorda una stima stagionale sostenibile.
Il freddo non è un dettaglio: comfort termico e diritti
Il microclima pesa sulla testa, non solo sulle mani. Le linee tecniche suggeriscono per attività sedentarie un range intorno ai 19–22 gradi, e chi lavora al PC sa quanto una stanza gelida sbricioli la concentrazione. Nel lavoro agile il datore non può “entrare” in casa tua, ma deve informarti sui rischi e offrirti modalità alternative quando condizioni domestiche non sono idonee: uso di spazi aziendali, coworking convenzionati, fasce orarie più calde. **I rimborsi forfettari, salvo eccezioni, sono trattati come reddito**, i coworking no se sono pagati direttamente dall’azienda. Non è il finale perfetto, è una strada praticabile. E a volte basta per accendere quel termosifone senza sensi di colpa.
| Punto chiave | Dettaglio | Interesse per il lettore |
|---|---|---|
| Obbligo di pagare il riscaldamento | Nessun obbligo generale in legge; tutto passa da accordi e policy | Capire subito se hai un diritto automatico o se va negoziato |
| Forme di rimborso | Indennità giornaliera, contributi postazione, coworking | Opzioni concrete da chiedere senza invadere la privacy |
| Fisco e buste paga | Forfettari di norma tassati; utility rimborsabili via fringe benefit entro soglie | Evitare sorprese in busta paga e sfruttare i margini legali |
FAQ :
- Il datore è obbligato a pagarmi il riscaldamento in smart working?No. La normativa sul lavoro agile non prevede un obbligo generale. Si può ottenere un’indennità se prevista da accordi aziendali o contrattazione.
- Posso chiedere un rimborso “a consumo” per gas o energia?Sì, ma è complicato da misurare e spesso finisce tassato come reddito. Molte aziende preferiscono un importo giornaliero fisso collegato alle giornate da remoto.
- Se in casa fa troppo freddo, posso rifiutare il lavoro da remoto?Puoi chiedere soluzioni alternative: rientro in sede, coworking convenzionato, cambio fascia oraria. In caso di rischi per salute certificati, la richiesta diventa più forte.
- I rimborsi sono tassati?Di norma i forfettari sono imponibili. Alcuni rimborsi di utenze possono rientrare nei fringe benefit entro limiti annui agevolati, se rispettano i requisiti previsti.
- Quali leve pratiche ho per ottenere qualcosa?Chiedi una policy scritta, proponi un’indennità semplice per giornata, porta numeri su comfort e produttività, valuta anche contributi per la postazione o l’uso di coworking.









